COPAGRI SARDEGNA: rilanciare la tematica della valorizzazione delle terre pubbliche

COPAGRI SARDEGNA: rilanciare la tematica della valorizzazione delle terre pubbliche
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Come l’ex assessore agli Enti Locali Cristiano Erriu ci ha ricordato qualche giorno fa, la valorizzazione delle terre pubbliche – rileva Pietro Tandeddu, direttore regionale di Copagri Sardegna – dovrebbe essere tema da porre al centro dell’attenzione delle istituzioni avendo fortissime potenzialità di generare sviluppo e occupazione.

Specialmente in una Regione come la Sardegna, che al di là del peggioramento causato dal COVID, affronta da tempo una crisi economica e sociale che vede una riduzione del Pil e la crescita della disoccupazione, in particolare di quella giovanile. La Sardegna registra 305.000 ettari di terre gravate da uso civico, ma se aggiungiamo ad esse le terre proprie dei demani comunali, del demanio regionale e residui, forse, del demanio statale, si può presumere di essere davanti, come molti sostengono, ad un patrimonio complessivo di circa 500.000 ha.

Trattasi di una ricchezza talvolta abbandonata o comunque sotto utilizzata, terra di tutti e terra di nessuno, che, al di là di lodevoli attenzioni da parte di qualche sindaco illuminato, meriterebbe diversa attenzione da parte dell’Amministrazione regionale e del legislatore, rispetto ai flebili richiami, anche di natura legislativa, uditi in questi ultimi anni.”

“Copagri Sardegna – afferma Ignazio Cirronis, presidente regionale di Copagri -ha richiamato l’attenzione delle Istituzioni regionali a dicembre 2019 con un affollato e partecipato convegno a Orune che ha visto la presenza della nostra presidenza nazionale, dell’allora presidente della Giunta Francesco Pigliaru, alcuni assessori, sindaci, tecnici, agricoltori e allevatori e varie altre forze interessate.

Occorre inserire, abbiamo detto e ribadiamo, la valorizzazione delle terre pubbliche come questione strategica all’interno della nuova programmazione regionale che veda un sapiente coordinamento delle nuove risorse europee afferenti ai Fondi strutturali, al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, al Fondo nazionale per le infrastrutture, al Fondo di Sviluppo e Coesione. A Orune avevamo rilevato l’oblio in cui, da diversi anni, è caduto l’art. 13 dello statuto sardo il cui rifinanziamento, che sarebbe imposto da una legge di rango costituzionale, potrebbe certamente concorrere alla realizzazione di un tale progetto. Va definito un Piano organico di valorizzazione che, partendo da un’analisi attenta della potenzialità oggettiva dei terreni nelle specifiche realtà, determinando, ad esempio, nelle aree più adatte all’allevamento, il carico ottimale di bestiame, trovi soluzioni alla carenza di infrastrutture e strutture produttive, elevi la produttività e migliori la qualità della vita degli operatori agricoli. In questo quadro è fondamentale l’apporto degli Enti Locali, che vanno richiamati ad un maggiore impegno verso la definizione dei Piani di valorizzazione delle terre gravate da uso civico e dei relativi Regolamenti d’uso, e, immancabilmente, delle rappresentanze agricole. Le are interne della nostra Isola ne avrebbero sicuro giovamento contrastando il fenomeno dello spopolamento.”

“Nelle more della definizione di un Piano organico di valorizzazione – prosegue Pietro Tandeddu – invitiamo l’Amministrazione regionale a riprendere da subito l’attività volta all’assegnazione delle terre pubbliche, prioritariamente ai giovani, nell’ottica del necessario ringiovanimento degli addetti agricoli, in primis di quelle in capo a Laore, bloccata oggi dall’assenza di indirizzi e delle terre di Surigheddu e Mamuntanas, (1.200 ha circa), non necessariamente alienandole, rifuggendo da usi non direttamente collegati alla produzione agricola e alle attività connesse; tra l’altro una parte potrebbe essere destinata, vale come esempio, alla produzione organizzata da organismi collettivi, delle risorse foraggere necessarie all’ingrasso dei vitelli che oggi, a sei mesi, prendono la via del mare andando ad “ingrassare“ gli imprenditori del Nord d’Italia.“


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