Grano italiano, qualità e filiera per vincere sul mercato
Dal talk show di Agrilinea del 30 luglio 2019 sono emerse le problematiche che affliggono il settore cerealicolo italiano. La strada per tornare a competere è fatta da aggregazione e accordi di filiera
Nella serata di martedì 30 luglio si è tenuto, a Faenza (Ra), nella cornice di Casa Spadoni, un incontro ripreso dalle telecamere del talk show di Agrilinea relativamente al grano italiano, offrendo così una panoramica per le filiere italiane tracciate e certificate.
Tanti i temi toccati, dalle scelte varietali che rientrano negli accordi con le industrie, ai percorsi di valorizzazione nelle filiere, dal contoterzismo alla gestione degli ammassi.
“Il mondo del grano è ormai estremamente competitivo – ha esordito Luigi Cattivelli, direttore del Crea Genomica – è giusto specializzarsi su alcuni prodotti e varietà, creando nicchie che possano andare a soddisfare alcune determinate richieste del mercato. L’Italia però non è solo una nicchia, ma è anche fatta di commodities perché abbiamo importanti superfici rivestite a frumento. Nicchie e commodities devono saper coesistere all’interno dello stesso sistema“.
“L’Italia ha grandi potenzialità nel settore cerealicolo – ha poi ribadito Mauro Tonelli, presidente di Società italiana sementi – sul fronte delle varietà antiche porto come esempio il ‘Senatore Cappelli’ dove siamo riusciti a garantire agli agricoltori liquidazioni dai 60 agli 80 euro al quintale, prezzi sicuramente molto elevati per questi produttori che hanno scommesso su questa varietà di grano“.
“E’ stata una campagna cerealicola difficile, con buoni risultati sul grano tenero e molte difficoltà sul grano duro – ha spiegato poi Augusto Verlicchi, responsabile cerealicolo di Terremerse – A livello europeo manca un po’ di prodotto dalla Russia e dai Balcani e questo potrebbe spingere un po’ i prezzi in alto quando il mercato entrerà nel vivo“.
“Qualità, resistenza alle malattie e produttività sono le tre parole chiave per il nostro futuro – ha ribadito invece Giovanni Laffi, direttore del Conase – E’ fondamentale produrre grano tramite un uso esclusivo di seme certificato, questa è la strada da percorrere anche per il futuro“.
Luigi Cattivelli ha poi aggiunto: “Il paese non è consapevole del patrimonio genetico, di risorse, di intelligenze e di opportunità che la ricerca può portare nel settore cerealicolo. E’ necessario sviluppare sempre più una partnership pubblico-privata, una relazione duratura che possa garantire più sviluppo e innovazione e supporto alla ricerca“.
“E’ fondamentale garantire maggiore reddito agli agricoltori – ha ricordato invece Patrizia Marcellini dell’Alleanza delle cooperative italiane – e per fare questo dobbiamo coniugare etica e sostenibilità ambientale. Il prezzo riconosciuto attualmente è troppo basso, per questo dobbiamo davvero iniziare a ragionare come filiera“.
Fondamentale poi per la tracciabilità della filiera cerealicola l’apporto di QdC®-Quaderno di Campagna® di Image Line, presentato da Ivano Valmori.”Con il Quaderno di Campagna® possiamo conoscere la storia del prodotto, la provenienza, chi l’ha coltivato, i prodotti utilizzati per coltivarlo.Per il consumatore sta diventando sempre più importante la tracciabilità“.