COPAGRI SARDEGNA: non condividiamo tutti i parametri definiti dalla regione in materia di ristori alle aziende zootecniche per l’aumento insostenibile dei costi di produzione

COPAGRI SARDEGNA: non condividiamo tutti i parametri definiti dalla regione in materia di ristori alle  aziende zootecniche per l’aumento insostenibile dei costi di produzione
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“Abbiamo apprezzato – afferma Ignazio Cirronis, presidente regionale di Copagri Sardegna – che le Organizzazioni Agricole siano state sentite in merito alle procedure da adottare per la concessione dei ristori al comparto zootecnico previsti dalla legge di stabilità 2022, ma la decisione finale che è stata assunta dalla Regione accoglie solo in parte le nostre proposte. Condividiamo l’esigenza di applicare procedure semplificate che consentano di impegnare le somme entro il 30 giugno, come obbligatoriamente previsto dalla normativa comunitaria e, va bene stabilire, come da noi proposto, una soglia di ingresso legata ad un parametro oggettivo quale il Reddito Lordo Standard aziendale, già vigente per le misure di investimento PSR, limitando i ristori a chi possiede un RLS non inferiore a 15.000 euro ”

“Ma nel settore ovicaprino tale principio – chiarisce Pietro Tandeddu, direttore regionale di Copagri – non è stato coerentemente tradotto perché non corrisponde a 100 capi ma a 50-52; tale parametro è troppo alto e lascia fuori dai ristori quasi il 40% degli allevamenti sardi Quanto ai bovini da carne abbiamo dichiarato che non era ragionevole escludere dall’aiuto i vitelli di età compresa tra i 6 e 12 mesi , periodo nel quale avviene lo svezzamento e l’avvio all’ingrasso.”

“Chiediamo piuttosto alla Regione – prosegue Ignazio Cirronis – di agire per superare le difficoltà di carattere organizzativo denunciate da Laore al fine di evitare che qualche produttore rimanga a secco come nel caso della siccità 2017. Infine, che si dia concreto seguito alle dichiarazioni del Presidente Solinas di voler prevedere ristori per tutti i comparti produttivi, il comparto ortofrutticolo tra i primi, che rappresenta il 25% della Produzione Lorda Vendibile sarda, perché non ci possono essere discriminazioni tra i diversi comparti agricoli tutti severamente colpiti dall’aumento insostenibile dei costi delle materie prime e dell’energia conseguente al conflitto russo-ucraino e che si aggiunge alle problematiche derivate dall’epidemia Covid 19..”


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